Una nautica sostenibile per l’ambiente. Quale rivoluzione?
Green style, ovvero stile di vita eco compatibile

Daniele Favretti
Presidente DIPORTO Asso.Na.D.I.
Anche nel settore dei trasporti marittimi per commercio o per turismo, si sente la necessità di intervenire con misure efficaci sulla protezione dell’ambiente.
La mobilità sostenibile non riguarda solo le problematiche causate dalle auto o solo scelte di nuove tecnologie, riguarda anche i comportamenti. Evidentemente un corretto stile di guida di un’auto e ancor più di una barca, avrebbe dei vantaggi in merito al risparmio di carburante e quindi anche ad una minore emissione di gas nell’atmosfera. Ma cosa significa stile corretto? Bisognerebbe forse promulgare una normativa sullo stile corretto?
Tutti tranquilli, la moderna tecnologia ci viene in aiuto con la costruzione di motori più piccoli e meno assetati pur senza rinunciare ai nostri amati ‘cavalli’. Ovvio che sia così, ricerca uguale sviluppo, sviluppo uguale migliore interpretazione di un corretto stile di vita ovvero il Green Style. E questo si porta dietro anche opportunità di realizzare nuovi sistemi industriali per la produzione di motori ecologici per la gioia di tutti, ambientalisti, industriali e in qualche misura anche per i cittadini. Negli ultimi anni attraverso ricerca e progetti pilota, sono state introdotte innovazioni nelle politiche di gestione e nelle stesse tecniche di costruzione e, finalmente, le sperimentazioni si trasformano in mezzi gestibili anche da noi.
La nuova politica internazionale volta alla protezione dell’ambiente, si rivolge ad azioni più funzionali per rendere la salvaguardia ambientale un obiettivo specifico. Una componente di queste azioni riguarda la riduzione dei gas di serra e, poiché la maggior parte dei mezzi galleggianti si muove spinta da motori più o meno simili a quelli terrestri, si parla anche della riduzione dell’inquinamento provocato dalle navi. Oggi siamo tutti disposti a dare il nostro contributo, per necessità o convenienza alla salvaguardia dell’ambiente e siamo pronti ad accettare nuovi e più restrittivi parametri sulle nuove costruzioni.
Anche e soprattutto l’Unione europea contribuisce, attraverso l’emanazione di leggi, alla protezione dell’ambiente attraverso vari programmi tutti compresi in una politica di sviluppo sostenibile, con l’obiettivo di rendere il nostro ambiente naturale più vivibile, stando bene attenti però, a non penalizzare troppo l’economia. Forse qualcuno in ambito europeo è consapevole che una nuova economia può nascere proprio da queste nuove politiche di salvaguardia dell’ambiente. Intanto comunque il problema dell’inquinamento di aria e acqua persiste, negli ultimi anni le emissioni di CO2 sono diminuite di una percentuale intorno all’1 per cento, quasi nulla.
Un breve accenno vale la pena farlo sulle navi da crociera, un settore il turismo crocieristico, che non vede crisi da sempre ed è in continua espansione con il varo di navi sempre più grandi. Qui davvero bisognerebbe promuovere qualche azione concreta. Sembrerebbe che un accordo fra armatori e Autorità portuale di Civitavecchia (primo porto in Italia per il movimento crocieristico), sia stato firmato per l’uso di carburanti con tenore di zolfo inferiore durante la sosta in porto. Basterà?
Per tornare a noi, si afferma a tutti i livelli decisionali che sia necessario incentivare di più il trasporto marittimo. Al riguardo della nautica da diporto, noi pensiamo che l’inquinamento provocato dalle barche sia una parte pressoché insignificante del volume di inquinanti emesso nell’atmosfera dalle attività industriali e dai trasporti terrestri, ma da bravi cittadini anzi, naviganti rispettosi del nostro mondo, ci adeguiamo. Ci chiediamo però: il protocollo di Kyoto sarà una realtà o resterà un miraggio?
E allora proviamo a manifestare un lecito dubbio: un motore cosiddetto ecologico è ecologico fino a che punto? Un motore ecologico farebbe pensare ad un motore pulito senza emissioni inquinanti, ma quanta verità contiene quest’affermazione?
Un motore ecologico, è vero, inquina meno di un vecchio propulsore progettato con parametri privi di attenzione sull’emissione di inquinanti, ma non siamo ancora all’ottimizzazione del ciclo di produzione energetica. La propulsione elettrica sarebbe una mano santa, anche per le nostre tasche, se prodotta dal sole sarebbe pressoché infinita ed eventualmente una propulsione elettrica dovrebbe comunque essere servita da un motore a combustione interna per poter ricaricare le batterie che, di per se, non sono di certo ecologiche.
In mare eventuali energie alternative sono fornite dal sole e dal vento, ma sappiamo che pannelli solari possono produrre energia elettrica in quantità appena sufficiente a ricaricare le batterie o a dare energia a qualche servizio di bordo. Va inoltre considerato il bilancio globale fra l’uso e la produzione di energia. Dove e come verrebbe prodotta l’energia elettrica che dovrebbe per ipotesi, far girare i nostri motori? Se non a bordo dovrebbe essere prodotta da centrali dislocate in altre località, attraverso l’impiego di carburanti fossili e quindi la concentrazione di inquinanti semplicemente si sposterebbe di zona. Senza considerare l’inquinamento dovuto al trasporto, che siano batterie o altro.
I migliori risultati vengono dal settore dei carburanti alternativi. Forse in un motore portato alla migliore efficienza e usando bio carburanti quali olio esterificato (biodiesel), potrebbe dare qualche speranza. Per ora la pratica migliore è rendere i motori meno inquinanti curandone l’efficienza. Azione che può dare vantaggi anche in riferimento ai consumi. Sembra banale dirlo, ma un motore che funziona bene grazie ad una buona manutenzione, consuma meno e questo diviene un piacere anche per le nostre tasche. Pilotare inoltre una barca in modo più funzionale abbasserebbe la quantità di inquinanti dispersa in aria e acqua e gratificherebbe il nostro convincimento di essere ottimi piloti.
La tecnica di conduzione di una barca influisce enormemente sui consumi e quindi sulle emissioni di inquinanti. Basti pensare ai vantaggi che avremmo nell’uso corretto di alcune appendici e meccanismi messi lì apposta per agevolare la navigazione come il trim e i flaps.
I motori marini a ciclo diesel, soprattutto quelli che equipaggiano le barche a vela, producono un inquinamento irrilevante per vari motivi: hanno un basso regime di giri, sono piccoli e magari vengono accesi solo per l’uscita e l’ingresso al porto. Evidentemente motori poderosi che equipaggiano i grandi yacht, potrebbero usare carburanti ecologici.
Cosa ci rimane da fare quindi? Innanzitutto armarci di molta pazienza e un po’ di rassegnazione. Fino a che esisterà il petrolio estratto a costi davvero irrisori e venduto -ai distributori- a costi altrettanto bassi se paragonato ad esempio con il costo dell’acqua minerale (avete capito bene, parlo di acqua) tanto gradita dagli italiani, una ricerca seria e coerente su nuove alternative di produzione di energia, non prenderà vita.
Inoltre cosa possiamo fare di più a questi nostri motori marini senza pregiudicarne l’affidabilità? L’industria nautica italiana ha fatto passi da gigante, gli attuali fuoribordo sono già ‘ecologici’ non consumano una goccia di benzina oltre il necessario, governati da un’elettronica super efficiente. Gli entrobordo sono testimoni di una radicale diminuzione delle emissioni inquinanti, comprese quelle sonore e sono eco compatibili già da tempo, silenziosi e parchi. Le barche prodotte oggi hanno livelli tecnologici paragonabili se non superiori alle auto più innovative. Nuovi progetti super tecnologici ed ecologici sono allo studio dei grandi produttori della nautica, anche per la realizzazione di nuove carene e appendici.
Ma allora il Green Style perfetto dov’è? Non ci resterebbe altro che eliminarli i motori e, con grande banalità, affermare di navigare a vela il più possibile.